Precancerosi cervicali
Il tumore della cervice uterina non origina dal tessuto normale cervicale, ma da aree di tessuto particolari dette pre-cancerosi cervicali. Le precancerosi sono alterazioni benigne e superficiali del rivestimento della cervice uterina, differenti dal tessuto normale; circa il 15% delle precancerosi cervicali più gravi (carcinoma in situ) degenera in tumore nell’arco di 10-15 anni.
Alterazioni precancerose della cervice di solito non causano dolore e, in generale, non causano alcun sintomo. Esse vengono rilevate mediante un esame colposcopico o un Pap test.
Lesione squamosa intraepiteliale (SIL) o neoplasia intraepiteliale cervicale (CIN) sono alcuni dei termini che indicano le precancerosi cervicali. Lesione: si riferisce ad una alterazione del tessuto che è anomala; squamosa: si riferisce alle cellule piatte presenti sulla superficie (del collo dell’utero); intraepiteliale: significa che le cellule anormali sono presenti solo nello strato superficiale.
Secondo il National Cancer Institute (NCI), le modificazioni a carico di queste cellule possono essere suddivise in due categorie:
- SIL basso grado: si riferisce a variazioni precoci di dimensione, forma, e numero di cellule che formano la superficie della cervice. Esse possono andare via da sole o, col tempo, crescere o diventare più anomale, formando una lesione di alto grado. Queste alterazioni possono anche essere chiamata displasia lieve o neoplasia cervicale intraepiteliale 1 (CIN 1).
- SIL alto grado: significa che le alterazioni pre-cancerose sono più severe ma, come il SIL a basso grado, queste alterazioni sono sempre benigne, possono regredire, e coinvolgono solo le cellule della superficie della cervice. Le cellule alterate spesso non diventano cancerose, ma alcune di esse nel tempo possono dare origine ad un tumore. Le lesioni di alto grado possono anche essere chiamate displasia moderata o grave, CIN 2 o CIN 3, o carcinoma in situ.
Carcinoma della cervice: i sintomi
Le precancerosi cervicali solitamente non causano sintomi e generalmente sono identificate con i test di screening, rivolti alle donne sane in assenza di sintomatologia. I sintomi solitamente non compaiono fino a quando non si forma un tumore; le cellule anormali della cervice in questo caso diventano cancerose ed invasive, crescono volumetricamente all’interno della cervice o invadono i tessuti circostanti.
Quando ciò avviene, il sintomo più diffuso è il sanguinamento. I sanguinamenti possono presentarsi tra i cicli mestruali o dopo rapporti sessuali, lavande vaginali o visite ginecologiche. L’aumento delle secrezioni vaginali anomale può essere un altro segno del tumore alla cervice. Altri sintomi comprendono: dolore nella zona pelvica o a livello lombare, sangue nelle urine ed edema degli arti inferiori. In presenza di uno o più sintomi, la paziente deve contattare immediatamente il medico.
Pap test e HPV test in sinergia per la prevenzione del collo dell'utero
La carta vincente per la battaglia contro il cancro della cervice uterina è la prevenzione; il tumore origina da un'infezione HPV e dalle pre-cancerosi offrendo così un lungo periodo di tempo in cui poter intervenire su queste anomalie benigne prima che ci sia la trasformazione tumorale. Ci sono due strategie preventive:
-Vaccinazione HPV (prevenzione primaria); prevenzione delle pre-cancerosi
-Screening (prevenzione secondaria); identificazione ed eliminazione chirurgica delle pre-cancerosi.
Vaccino contro gli HPV
Da qualche anno è disponibile il vaccino contro gli HPV16 e 18, responsabili del 70% dei casi di tumore cervicale: si è dimostrato efficace nel prevenire i precursori del carcinoma, legati a HPV16 e 18. Il massimo beneficio si ottiene prima dell’esposizione all’HPV, che di solito avviene con i primi rapporti sessuali. Per questo il vaccino è raccomandato e gratuito a 11 anni, anche se è approvato dai 9 anni in su.
Può essere somministrato a ragazze e donne che hanno già avuto rapporti sessuali e si è dimostrato utile nel prevenire la ricomparsa di alterazioni da HPV in donne che siano state già trattate per tali alterazioni. L’efficacia del vaccino è, invece, ridotta se è presente un’infezione da HPV16 o 18 al momento della vaccinazione. Consiste di tre dosi da iniettare per via intramuscolare nell’arco di 6 mesi. La vaccinazione è anche disponibile per i giovani maschi fino a 25 anni.
Esami di screening per il tumore della cervice
Vi sono due test di screening, il PAP test ed il test HPV.
- Il Pap test è stato fino a oggi utilizzato come primo esame di screening ginecologico per la prevenzione del tumore cervicale. Se il Pap test risulta alterato è possibile eseguire un secondo esame, la colposcopia, che consente di notare alterazioni visibili al collo dell’utero. Questo è un esame permette di visualizzare attraverso lenti di ingrandimento la cervice uterina e con l’aiuto di coloranti specifici evidenziare un’area anomala; per confermare od escludere la presenza di una alterazione pre-cancerosa si effettua una biopsia. La biopsia consiste nel prelievo di tessuto cervicale e della sua analisi in laboratorio al microscopio. Non è dolorosa e si effettua senza anestesia. Tali alterazioni, di solito pretumorali, possono essere eliminate con un piccolo intervento. Esiste la possibilità di eseguire un test per identificare la presenza di HPV oncogeni.
- L’HPV test è usato da solo oppure con il Pap test nello screening del tumore cervicale e ci permette di riconoscere le donne che non presentano il fattore di rischio, cioè l’infezione da HPV, consentendo loro di eseguire controlli ginecologici a distanza di anni. Le pazienti che risultano positive devono eseguire esami di approfondimento quali Pap test o colposcopia. Avere un test HPV positivo non comporta essere infetti e trasmettere malattie; il test ha lo scopo di indicare quale intervalli e modalità di screening siano necessari.
Vaccino e screening con HPV test e Pap test sono sinergici nella prevenzione del tumore del collo dell’utero.
Capita che il carcinoma della cervice sia diagnosticato quando già invasivo, di solito in donne che non hanno mai eseguito lo screening e presentano già sintomi quali perdite ematiche vaginali anomale, in particolare dopo i rapporti sessuali. La diagnosi di un tumore invasivo si esegue tramite esame istologico che definisce l’infiltrazione del carcinoma e, se il tumore è già avanzato, con una visita ginecologica, eco trans vaginale 3D e risonanza magnetica che definiscono il volume del tumore.