L’esofago
L’esofago è un organo deputato al trasporto del cibo dal faringe allo stomaco. Ha una struttura tubulare delimitata nelle due estremità da 2 strutture sfinteriche: lo sfintere esofageo superiore che rappresenta una zona di alta pressione che impedisce il passaggio retrogrado dall’esofago verso le vie respiratorie e lo sfintere esofageo inferiore che impedisce il passaggio retrogrado di materiale dallo stomaco all’esofago.
E’ costituito da una serie di strati differenti rappresentati, dall’interno verso l’esterno, dalla mucosa, dalla sottomucosa e da 2 tonache muscolari: una circolare interna e una longitudinale esterna. Queste strutture muscolari sono costituite da muscoli lisci, con un’attività indipendente dal nostro controllo. L’attività muscolare consente la progressione del bolo alimentare attraverso gli sfinteri e lungo il corpo dell’esofago. Alterazioni di questa attività motoria possono determinare la comparsa di un’ostruzione funzionale che condiziona un difficoltoso transito del bolo lungo l’esofago ed è responsabile di un quadro sintomatologico rappresentato dalla disfagia (difficoltà al transito del cibo), dal rigurgito (risalita retrograda di materiale dall’esofago verso il cavo orale), dal dolore toracico e dal calo ponderale. Il quadro più eclatante di alterazione della funzionalità motoria dell’esofago è rappresentato dall’acalasia, una rara patologia dell’esofago che può condizionare gravi quadri di malnutrizione e che ha una frequente indicazione alla terapia chirurgica. Si tratta di una patologia benigna ma condizionante spesso una grave inabilità per il paziente. Questa patologia è importante, oltre che per la sintomatologia invalidante, anche perché determina un incremento del rischio di comparsa del tumore maligno dell’esofago.
Alterazioni della funzione dello sfintere esofageo inferiore in senso di ipofunzione (ipotonia) possono essere responsabili della comparsa di una patologia da reflusso gastro-esofageo, che spesso è responsabile di una alterazione della qualità di vita del paziente per la presenza di sintomi quali il rigurgito e la pirosi (bruciore retrosternale). Quadri evoluti di reflusso gastroesofageo cronico possono essere responsabili di una modificazione dell’epitelio di rivestimento dell’esofago, ossia del suo rivestimento interno, che può presentare un quadro di metaplasia intestinale: l’epitelio normalmente pavimentoso dell’esofago si trasforma in un epitelio cilindrico tipico del rivestimento intestinale. Questa modificazione viene spesso descritta come esofago di Barrett e rappresenta una condizione di rischio per la comparsa di un frequente tipo di tumore maligno dell’esofago, l’adenocarcinoma.
Tumori dell'esofago
I tumori benigni dell’esofago
I tumori benigni dell’esofago possono originare da tutte le componenti cellulari del viscere. Si tratta di lesioni abbastanza rare. Le forme più frequenti sono rappresentate dai lejomiomi, ossia dalle neoplasie che originano dalle cellule muscolari. Meno frequenti sono neoplasia ad origine dal tessuto adiposo dell’esofago, ossia i lipomi. Altre forme neoplastiche sono ancora più rare. Queste neoplasia possono dare segno di sé attraverso sintomi di ostruzione alla progressione del cibo (disfagia). L’indicazione chirurgica esiste per le forme sintomatiche o per quelle in accrescimento o in caso di dubbio diagnostico. Spesso l’approccio chirurgico prevede il ricorso alla chirurgia mininvasiva, toracoscopica, laparoscopica o endoscopica.
I tumori maligni dell’esofago
I tumori maligni dell’esofago possono originare da tutte le cellule che compongono il viscere. Le forme più frequenti sono il carcinoma squamocellulare che origina dal rivestimento mucoso dell’esofago e l’adenocarcinoma che origina dalla trasformazione del rivestimento interno da pavimentoso a cilindrico (esofago di Barrett). Forme più rare originano da altri tipi di cellule: il lejomiosarcoma, (dal tessuto muscolare), il melanoma, il linfoma e altre forme maggiormente rare.
Il tumore maligno dell’esofago colpisce prevalentemente il sesso maschile con incidenza crescente dai 50 anni in su. L’incidenza dell’adenocarcinoma ha avuto negli ultimi decenni un sensibile incremento soprattutto nel mondo occidentale, mentre la forma squamocellulare ha registrato un calo di incidenza. Entrambe le forme neoplastiche sono associate al fumo e all’assunzione di alcoolici. L’adenocarcinoma è maggiormente frequente in pazienti con elevato indice di massa corporea, mentre il tumore squamoso è maggiormente associato a una condizione di malnutrizione.
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