Il Mieloma Multiplo (MM) è una patologia del sangue che appartiene al gruppo delle discrasie plasmacellulari, malattie che coinvolgono le plasmacellule, cellule deputate alla produzione di anticorpi (chiamati anche immunoglobuline). Ogni plasmacellula produce un unico tipo di anticorpo, differente dagli altri, composto da una catena pesante (in base alla classe, chiamata gamma, alfa, mu, delta, epsilon) e una catena leggera (kappa o lambda). Gli anticorpi vengono chiamati in base alla catena pesante: IgG, IgA, IgM, IgD ed IgE.
Nel MM una di queste plasmacellule cresce in maniera incontrollata creando cloni che produrranno lo stesso tipo di anticorpo. Questi anticorpi possono essere valutati con un esame del sangue chiamato elettroforesi sierica, in cui emerge la presenza di una “componente monoclonale (CM)” anomalo.
Le plasmacellule sono cellule che vivono nel midollo osseo, e quando proliferano nel mieloma “infiltrano” lo spazio alle altre cellule che normalmente producono tutti gli elementi che compongono il sangue (globuli bianchi, globuli rossi, piastrine), provocando anche delle lesioni alle ossa.
Sintomi
I sintomi del Mieloma Multiplo sono legati all’attività delle plasmacellule neoplastiche. Le persone affette da MM lamentano molto spesso stanchezza e facile affaticabilità, legata all’anemia dovuta all’invasione midollare.
Un altro importante sintomo è il dolore, dovuto alle lesioni scheletriche, tipicamente a livello della colonna vertebrale, del bacino, delle coste e - dello sterno.
Diagnosi
La diagnosi di Mieloma Multiplo viene posta quando è presente almeno uno di questi elementi:
- Componente monoclonale maggiore di 3 g/dL
- Presenza di infiltrato midollare composto da almeno il 10% di plasmacellule patologiche
- Presenza di almeno uno dei segni legati alla malattia, chiamati SLIM CRAB
- - S: 60% di infiltrato di plasmacellule nel midollo (Sixty)
- - LI: alterazione del normale rapporto tra le catene leggere kappa e lambda, maggiore di 100 a 1 (Light chain Involvment)
- - M: presenza di lesioni allo scheletro evidenti in risonanza magnetica (Magnetic resonance)
- - C: iperCalcemia
- - R: insufficienza Renale
- - A: Anemia
- - B: presenza di una lesione visibile all’Rx dello scheletro (Bone lesion)
È quindi necessario eseguire esami del sangue, delle urine, una risonanza magnetica (o in alternativa una PET o una TC dello scheletro) e una biopsia del midollo per poter porre con correttezza una diagnosi di mieloma multiplo.
Diagnosi differenziale
Esistono alcune condizioni molto simili al mieloma multiplo:
- La gammopatia monoclonale di incerto significato (MGUS) in cui, pur in presenza di una componente monoclonale, non è presente nessuno dei criteri sopracitati. Tale condizione è considerata benigna e deve essere sottoposta a solo monitoraggio per escludere la trasformazione in franco mieloma multiplo. L’evoluzione verso la vera patologia avviene con l’incidenza di circa l’1% dei casi all’anno.
- Mieloma Multiplo asintomatico (o smouldering). In questo caso è presente uno dei primi due criteri per Mieloma Multiplo (che distinguono la patologia dalla MGUS) ma non sono presenti i criteri SLIM CRAB. Anche in questo caso le attuali linee guida consigliano di eseguire solo monitoraggio, anche se molto più stretto rispetto alla MGUS, poiché il rischio di trasformazione in franco Mieloma Multiplo è molto più elevato.
- Plasmocitoma solitario. In questo caso le plasmacellule crescono formano un'unica grossa lesione che può coinvolgere un osso (plasmocitoma osseo) o un altro tessuto del corpo (plasmocitoma extraosseo). Il trattamento in prima linea consiste in una radioterapia sulla lesione, mentre dalla seconda linea di terapia in poi viene trattato come un Mieloma Multiplo.
Oltre a queste, esistono alcune forme di MM particolari:
- Mieloma Multiplo micromolecolare. In questa forma, le plasmacellule malate non riescono a produrre tutto l’anticorpo completo, ma solo le catene leggere. Non è possibile usare l’elettroforesi delle proteine per valutare la malattia, ma solo il dosaggio delle catene leggere libere nel siero e nelle urine.
- Mieloma Multiplo non secernente. Questa variante molto rara è caratterizzata dalla completa assenza di qualsiasi parte dell’anticorpo, sia la catena leggera che quella pesante. L’unico modo per valutare la malattia pertanto è la ripetizione del midollo osseo e la valutazione radiologica dello scheletro.
Terapie
Le terapie per il Mieloma Multiplo sono in continua evoluzione, e molti nuovi farmaci sono stati approvati negli ultimi anni, portando ad un significativo miglioramento della qualità di vita e della prognosi delle persone con MM.
Le attuali terapie si basano sull’utilizzo in combinazione di diverse categorie di farmaci, che agiscono in maniera sinergica (rinforzando l’una l’azione dell’altra).
I farmaci più comunemente utilizzati sono:
- Anticorpi monoclonali diretti contro il marcatore CD38. Questi farmaci agiscono legandosi al bersaglio CD38, espresso dalle plasmacellule, provocandone la morte sia direttamente che tramite l’azione delle cellule del sistema immunitario sano. Queste terapie possono essere sia sottocute che endovenose. Attualmente vi sono due farmaci in commercio: Daratumumab e Isatuximab.
- Farmaci con azione immunomodulante (IMiDs). Queste terapie agiscono “riattivando” le cellule del sistema immunitario sano del paziente, che possono così andare ad uccidere le cellule malate. Le terapie sono tutte orali, e attualmente sono in commercio tre diversi farmaci: Talidomide, Lenalidomide, Pomalidomide.
- Farmaci inibitori del proteasoma. Questi farmaci bloccano un componente cellulare fondamentale delle plasmacellule, determinandone la morte. Esistono sia formulazioni orali che sottocutanee che endovenose. Attualmente sono disponibili tre farmaci: Bortezomib, Carfilzomib e Ixazomib.
- Steroidi. Gli steroidi sono stati i primi farmaci ad essere utilizzati nel trattamento del Mieloma Multiplo e sono tutt’ora parte di tutti gli schemi utilizzati, in quanto potenziano l’azione delle altre terapie.
Altre terapie per il MM comprendono anticorpi diretti contro altre molecole come SLAMF7 (Elotuzumab), terapie dirette contro proteine cellulari come l’esportina (Selinexor), o i classici farmaci chemioterapici. Utile come terapia di supporto anche il trattamento con bifosfonati, che protegge le ossa dall’azione lesiva scatenata dalle plasmacellule.
Molto promettente è l’uso di anticorpi bispecifici e delle nuove terapie cellulari CAR-T, che sembrano dare risultati eccezionali anche in linee di trattamento molto avanzate.
L’approccio terapeutico si basa come già detto sulla combinazione di più farmaci appartenenti a categorie diverse, in modo potenziare l’azione di ciascuno di essi e di superare le possibili resistenze della malattia.
Tipicamente, un paziente in prima linea viene valutato in base alla possibilità o meno di essere sottoposto a trapianto autologo di cellule staminali emopoietiche.
Le persone giovani (meno di 65 anni, ma attualmente questa soglia è stata progressivamente aumentata a 70 anni) che non presentano altre patologie importanti vengono candidate ad uno schema che comprende l’utilizzo di quattro diversi farmaci, ciascuno appartenente ad una classe differente: Daratumumab, Talidomide, Bortezomib, Desametasone (acronimo DVTd) per quattro cicli della durata di 28 giorni, al termine dei quali si esegue una chemioterapia con Ciclofosfamide con lo scopo di mobilizzare e raccogliere le cellule staminali emopoietiche del paziente. Una volta avvenuta la raccolta, il paziente viene sottoposto a una nuova chemioterapia (questa volta con Melfalan) con azione mieloablativa (in grado di distruggere completamente il midollo osseo) a cui segue la reinfusione delle cellule staminali emopoietiche, che andranno a ripopolare il midollo osseo.
In alcuni casi, in cui sono evidenti fattori di rischio aumentati (mutazioni citogenetiche specifiche, Mieloma Multiplo micromolecolare o non secernente) può essere utile eseguire a circa 3-6 mesi dal primo trapianto anche una seconda procedura trapiantologica (trapianto tandem).
Dopo avere eseguito il trapianto, il paziente esegue due cicli ulteriori di DVTd quindi avvia terapia di mantenimento con la lenalidomide (un altro IMiDs) a dosaggio basso, fino a progressione della malattia.
Nei pazienti più anziani o che presentano controindicazioni al trapianto vengono utilizzati tre diversi schemi di terapia, ciascuno con almeno tre farmaci:
- Daratumumab, Lenalidomide, Desametasone (DRd)
- Daratumumab, Bortezomib, Melfalan orale, Prednisone (DVMp)
- Bortezomib, Lenalidomide Desametasone (VRd)
Dalla seconda linea in avanti il trattamento non dipende più dalla fascia di età, ma si basa sull’utilizzo di farmaci non usati nelle precedenti terapie. Se possibile, anche nelle linee successive viene consigliato l’utilizzo di combinazioni di farmaci, in modo da cercare di superare possibili meccanismi di resistenza della malattia.
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