Pubblicato il: 23 ottobre 2023,
Novità
Fazio e Fumagalli Romario promotori dell'iniziativa
Per il temuto carcinoma gastrico, il quinto in ordine di incidenza in Italia con 15.000 nuovi casi ogni anno in Italia, l’approccio multidisciplinare alla malattia è cruciale per ottenere maggiori probabilità di efficacia della cura. È quanto è emerso dal Workshop “Classificazione molecolare del carcinoma esofagogastrico: le implicazioni terapeutiche nel contesto multidisciplinare”, promosso da Nicola Fazio, Direttore del Programma Tumori digestivi neuroendocrini e da Uberto Fumagalli Romario, Direttore Chirurgia Apparato Digerente, che ha riunito un panel di relatori di altissimo livello, fra oncologi, patologi, patologi molecolari e chirurghi.
Tutti hanno sottolineato che l’asportazione chirurgica radicale rimane l’unica opzione terapeutica potenzialmente risolutiva. La prognosi dei pazienti operati è inoltre migliorata negli anni dall’utilizzo della chemioterapia +/- radioterapia perioperatoria. Tuttavia accanto ad una chirurgia di alto livello e con numeri elevati occorre un team multidisciplinare con oncologo, patologo, endoscopista, radioterapista, radiologo e medico nucleare con competenze specifiche nel carcinoma gastrico.
Purtroppo frequentemente la malattia viene diagnosticata in fase metastatica, e quindi inoperabile, ma in questo caso ci viene in aiuto la biologia molecolare: la ricerca in questo settore ha individuato, infatti, alcuni biomarcatori che possono fare la differenza in termini di strategia terapeutica e, quindi, di prognosi. Ad esempio, nella malattia metastatica, all’HER-2 si è recentemente aggiunto il PD-L1 nel definire l’indicazione verso terapie mirate di prima linea da associare alla chemioterapia, con efficacia maggiore rispetto alla sola chemioterapia.
Inoltre, il deficit degli enzimi che riparano il DNA - instabilità dei microsatelliti - è un target che va ricercato sempre e il prima possibile poiché può indirizzare il paziente verso l’immunoterapia anziché la chemioterapia, garantendogli migliori risultati. Il suo ruolo è meglio definito nella malattia avanzata, ma è in rapida evoluzione anche nella malattia localmente avanzata potenzialmente operabile, dove tra l’altro la sua frequenza arriva al 15% circa dei casi. Ed è proprio sulla malattia localmente avanzata suscettibile di intervento chirurgico radicale che si stanno concentrando gli sforzi massimi della ricerca clinica.