Milano, 3 febbraio 2015 – Cure a danno zero, Dna sequenziato per tutti e una cura per ognuno, scelte guidate dalla qualità della vita della persona: Roberto Orecchia, Direttore Scientifico, presenta i punti salienti del piano di sviluppo clinico-scientifico dell‘Istituto Europeo di Oncologia per i prossimi cinque anni.
«Oggi il quadro dell’oncologia mondiale – spiega Orecchia – si delinea con incidenza, guaribilità e sopravvivenza in aumento: più nuovi casi ogni anno, più guarigioni e più persone che convivono per decenni con un tumore senza esserne guarite. Questo significa che la cura ottimale attualmente non è più soltanto quella che garantisce il risultato oncologico immediato, ma quella che procura anche il minor danno, nel tempo, alla persona che ha, o ha avuto, un tumore e si reinserirà in una vita familiare e lavorativa».
Questo nuovo scenario sta creando una rivoluzione non solo nell’oncologia, ma in tutta la sanità a livello internazionale. Lo IEO, per primo in Italia, ha deciso di cambiare concretamente il suo approccio alla clinica, alla ricerca, e all’organizzazione tenendo conto del nuovo impatto della malattia nell’arco di tutta la vita.
«Ci siamo posti tre obiettivi – dichiara il Direttore Scientifico – e abbiamo definito il primo “Cure a danno zero”. Attualmente il 70% dei pazienti IEO riceve cure mininvasive che hanno un impatto minimo sul reinserimento nella vita quotidiana della persona: chirurgia robotica, chirurgia laparoscopica, radioterapia mirata, radiologia interventistica e chirurgia giornaliera “one day surgery”. Ad esempio, per il 95% delle pazienti di tumore del seno, grazie a schemi di trattamento innovativi, abbiamo dimezzato la durata della radioterapia, e il 50% dei nostri pazienti con tumore iniziale della prostata è trattato con radioterapia in soli 5 giorni. O ancora, gli interventi di prostatectomia radicale robot-assistita in IEO sono circa 500 all’anno, il volume più alto per un singolo centro e il 10% del totale degli interventi in Italia. Continuando ad investire in tecnologie e know-how nella mininvasività, riteniamo di poter trattare “a danno zero” tutti i pazienti IEO».
«Il secondo obiettivo – continua Orecchia – è il sequenziamento del DNA di tutti i nostri pazienti. Siamo il primo centro in Italia a realizzare questa impresa ambiziosa, che offre tre importanti vantaggi. Il primo è selezionare il farmaco più adatto al profilo genico individuale, e dunque utilizzare i nuovi farmaci molecolari diretti specificamente al gene-bersaglio. Già oggi il 25% dei pazienti IEO riceve trattamenti biologici in alternativa alla chemioterapia, e questa percentuale può essere aumentata con la conoscenza del profilo genomico. Il secondo è avere elementi predittivi di tossicità dei trattamenti (prevedere il peso degli effetti collaterali delle cure) e di “marcatori genetici di suscettibilità”,vale a dire geni che indicano la predisposizione individuale a rispondere ai trattamenti chirurgici e radioterapici, e ai farmaci. In sostanza, il genoma ci aiuta a trovare la cura più appropriata e meno tossica per ogni persona».
Il terzo obiettivo è cambiare la logica di misurazione dei risultati in sanità.«Per valutare la sostenibilità delle nostre scelte – conclude Massimo Monturano, risk manager dello IEO – abbiamo adottato un metodo del tutto innovativo in Italia: la medicina del valore. Il “valore” è un nuovo paradigma economico-organizzativo elaborato dai ricercatori di Harvard, che può essere definito come passaggio dalla logica di misurazione delle prestazioni e dei volumi di attività, come avviene oggi con i DRG, a quella dei concreti risultati di salute per la persona. Sulla base degli studi americani, abbiamo elaborato un nostro modello previsionale che mette in relazione qualità delle cure e costi, un rapporto che oggi nessuno misura. Per svilupparlo abbiamo siglato un’intesa con l’Università Bocconi, in particolare con il CERGAS, diretto dal Prof. Elio Borgonovi».