Milano, 13 febbraio 2015 - Si inaugura oggi all’Istituto Europeo di Oncologia la prima Divisione Clinica di Radiologia Interventistica in Italia, in occasione del varo ufficiale della Società Italo-Europea di Radiologia Interventistica (IESIR). Intervengono all’incontro Umberto Veronesi, Direttore Scientifico Emerito IEO, Roberto Orecchia, Direttore Scientifico IEO, Anna Maria Belli, Presidente della Società Europea di Radiologia Interventistica (CIRSE), Franco Orsi, Direttore della neonata Divisione e socio fondatore IESIR.
“La Radiologia Interventistica - esordisce Orsi - si sta delineando come quarto pilastro delle cure anticancro, a fianco di chirurgia, radioterapia e farmaci, e come area a maggiore tasso di innovazione e sviluppo. Lo studio europeo UNICANCER prevede che i ricoveri per procedure interventistiche quadruplicheranno entro il 2020. Oggi, considerando tutte le applicazioni della Radiologia Interventistica, vengono stimate in Italia 95.000 procedure all’anno, ma siamo convinti che in realtà sarebbero almeno il doppio, se fossero censite come le altre attività ospedaliere. Sono davvero pochi gli ospedali italiani nei quali ogni giorno non vengono eseguite le nostre procedure. Eppure i pazienti candidabili alla Radiologia Interventistica spesso non ne conoscono l’esistenza, e dunque perdono possibilità di cure, in molti casi salvavita. Persino chi ha già usufruito di queste terapie innovative, non di rado ne ignora il ruolo nel proprio iter di cura, e non conosce neppure l’identità di chi l’ha curato”.
La Radiologia Interventistica nasce per sviluppare tecniche meno invasive rispetto alle metodiche standard, ma capaci di produrre gli stessi risultati clinici. È dunque innovativa per definizione. Affidando la propria estrema precisione alla guida strumentale (Angiografia, Ecografia, Tac, Risonanza Magnetica, Fluoroscopia) queste tecniche permettono di effettuare trattamenti mirati raggiungendo la sede della malattia attraverso le vie naturali (sistema urinario, digestivo, vascolare) o con un accesso diretto all’organo malato, rapido e senza rischi, come, in oncologia, la via percutanea per i tumori del fegato.
“Esempi molto significativi di cure innovative in IEO - continua Orsi - sono il trattamento percutaneo del piccolo tumore renale, grazie al quale oggi è possibile eliminare le formazioni neoplastiche fino a 35 mm, evitando la chirurgia; oppure l’embolizzazione della prostata per il trattamento non-chirurgico dell’ipertrofia prostatica. Va sottolineato però che le procedure interventistiche non si propongono di sostituire la chirurgia, ma di affiancarla nei moderni processi “multidisciplinari“, e di offrire una valida alternativa quando le tecniche mininvasive dimostrano un chiaro vantaggio per il paziente. Vogliamo insomma ampliare l’offerta terapeutica e per questo l’informazione ai cittadini è fondamentale.”
“Tuttavia - conclude Orsi - la diffusione della Radiologia Interventistica come moderna ed efficace alternativa terapeutica accessibile a tutti i pazienti che ne possono fruire, non avverrà finché non ci sarà un riconoscimento ufficiale come disciplina clinica autonoma. È quindi importante che i radiologi interventisti - oggi se ne contano 430 - inizino finalmente anche in Italia a trovare una casa comune, che possa rappresentarli, formarli e promuoverne la figura professionale. Per questo oggi inauguriamo la Società Italo-Europea di Radiologia Interventistica.”
“Fino a oggi l’Italia era l’unico Paese in Europa a non avere una società scientifica dedicata, che rappresentasse la Radiologia Interventistica” - dichiara Anna Belli - “IESIR nasce a tutela dei pazienti, come le consorelle europee, e a tutela dei medici radiologi interventisti, il cui ruolo deve essere riconosciuto e riconoscibile, ancora per il bene del paziente. L’Italia è un Paese capace di produrre innovazione ed eccellenza, ma è indispensabile che si allinei agli standard europei. Altrimenti rischia di perdere i suoi medici migliori e la sua attrattività clinico-scientifica”.
“Non è un caso che il battesimo di IESIR avvenga oggi in IEO - commenta Orecchia - Siamo il primo centro oncologico in Italia ad inaugurare una Divisione di Radiologia Interventistica, che diventa qui una branca clinica a tutti gli effetti. Già oggi le procedure annuali in IEO sono 600 e con la nuova organizzazione questo numero è destinato a salire. L’interventistica rientra a pieno titolo nel nostro programma di “cure a danno zero” basato sui concetti di mininvasività e innovazione tecnologica. Un esempio è lo sviluppo dell’HIFU (ultrasuoni focalizzati ad alta intensità), primo dispositivo europeo per uso clinico in ambito oncologico, presente in IEO già dal 2008. Grazie all’energia trasportata dal suono e concentrata sul bersaglio, in alcuni casi la metodica può distruggere irreversibilmente il tessuto tumorale, senza tagli o punture”.
“Ho iniziato a credere nella Radiologia Interventistica già vent’anni fa - conclude Veronesi - perché rappresenta una risposta concreta alla svolta culturale che la popolazione ha realizzato per avvicinarsi alla diagnosi precoce. Una rivoluzione, però, chiede nuove soluzioni: se la tecnologia ormai ragiona in nanometri, cioè un milionesimo di millimetro, e se troviamo lesioni microscopiche, ma non mettiamo a punto nuovi strumenti e metodiche per trattarle, tutto è vano. È sacrosanto che la Radiologia Interventistica oggi chieda e ottenga un riconoscimento ufficiale. Tuttavia le cure anticancro del futuro, sia che utilizzino bisturi, bracci robotici o laser, cateteri o raggi, oppure molecole, andranno tutte in un’unica direzione: curare la persona, con l’obiettivo di restituirla il più velocemente possibile al suo progetto di vita. Lo IEO è stato il primo, e forse è ancora l’unico, centro oncologico in Europa che ha fatto della qualità di vita un parametro da misurare sempre e un criterio di scelta per la terapia, la ricerca, l’organizzazione.”